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Giurisprudenza commentata |
Rito sommario di cognizione e proposizione in via riconvenzionale di causa pregiudiziale riservata alla decisione collegiale
Corte cost.
La Corte costituzionale ha ritenuto irragionevole che nel caso in cui venga proposta nel procedimento sommario di cognizione una domanda riconvenzionale riservata alla decisione collegiale che sia legata da un rapporto di pregiudizialità-dipendenza con quella principale il giudice adìto ai sensi degli artt. 702-bis e ss. debba dichiarare inammissibile la domanda riconvenzionale proposta, per cui ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 702-ter, comma 2, ultimo periodo, c.p.c., nella parte in cui non prevede che, qualora con la domanda riconvenzionale sia proposta una causa pregiudiziale a quella oggetto del ricorso principale e la stessa rientri tra quelle in cui il tribunale giudica in composizione collegiale, il giudice adito possa disporre il mutamento del rito fissando l'udienza di cui all'art. 183 c.p.c.
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La teleologica complanarità delle domande
Cass. civ.
La pronuncia in commento, in relazione al rito ordinario di cognizione, esamina la questione dei presupposti di ammissibilità, oggettivi e temporali, della nuova domanda proposta dall'attore nel corso del giudizio e, quindi, della differenza tra domanda “nuova” e domanda “modificata”, in base agli approdi ermeneutici della recente giurisprudenza di legittimità.
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L'emergenza sanitaria da COVID-19 consente di derogare al principio di pubblicità dell'udienza
Cass. civ.
La questione esaminata dalla pronuncia in commento è la seguente: può influire sulla decisione sul rinvio di una questione dall'adunanza camerale all'udienza pubblica la legislazione sull'emergenza pandemica in corso?
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La competenza per l'opposizione a lodo rituale non dipende dalla natura della controversia
Cass. civ.
La questione sottoposta alla Corte di cassazione riguarda l'alternativa applicabilità dell'art. 828 c.p.c. e dell'art. 3 del d.lgs. 168/2003.
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La sostituzione del “titolo contrattuale” al dovere di neminem laedere costituisce domanda nuova inammissibile in appello?
Cass. civ.
La Cassazione si è occupata di stabilire se la sostituzione del "titolo contrattuale" al dovere di neminem laedere ex art. 2043 c.c., pur se rimane immodificata la formulazione del petitum rivolto al ristoro del danno, costituisce o meno di una mutatio libelli e, quindi, una domanda "nuova" inammissibile in grado di appello ex art. 345 c.p.c.
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L'impugnativa dei provvedimenti datoriali è valida anche se effettuata con ricorso cautelare ante causam
Corte cost.
La Corte costituzionale ha considerato irragionevole che la proposizione della domanda cautelare non possa impedire la decadenza dall'impugnativa del provvedimento datoriale; la tutela cautelare, essendo riconducibile all'esercizio della giurisdizione e alla garanzia del giusto processo, non può avere infatti un trattamento deteriore rispetto ai sistemi alternativi di composizione della lite.
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La sanatoria dell'opposizione agli atti esecutivi erroneamente iscritta al ruolo del contenzioso civile
Trib. Matera
Il giudice dell'esecuzione del Tribunale di Matera esamina il profilo della tempestività dell'opposizione agli atti esecutivi ex art. 617 c.p.c., proposta avverso il provvedimento di chiusura della procedura esecutiva, che sia stata direttamente introdotta (nei termini) dinanzi al giudice del merito, e successivamente trasmigrata avanti al giudice dell'esecuzione, in virtù di un provvedimento emanato dal Presidente del Tribunale dopo la scadenza del termine.
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Protezione internazionale e dovere di cooperazione istruttoria: la parola alla Cassazione
Cass. civ.
La decisione in commento consente alla Suprema Corte di precisare meglio la portata del cd. dovere di cooperazione istruttoria del giudice.
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Perpetuatio dell'ufficio di difensore revocato fino a sostituzione
Cass. civ.
La Corte ribadisce che il difensore revocato dal mandato professionale continua ad esercitare lo ius postulandi fino a sostituzione con altro difensore, in forza della perpetuatio dell'ufficio difensivo.
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La translatio iudicii nel secondo grado di giudizio
Cass. civ.
Due le questioni affrontate dalla pronuncia in commento: la sorte dell'impugnazione nel momento in cui vi sia l'errore nella scelta del giudice competente; l'applicabilità del meccanismo della translatio iudicii anche ai procedimenti di volontaria giurisdizione.
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