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Giudicato |
Inquadramento | I provvedimenti idonei al giudicato | I limiti oggettivi del giudicato | Limiti soggettivi del giudicato | Il giudicato rebus sic stantibus | Il giudicato interno | L'eccezione di giudicato interno ed esterno | Riferimenti |
Per comprendere appieno il fenomeno del giudicato civile bisogna distinguere i suoi due aspetti del giudicato formale (art. 324 c.p.c.) e sostanziale (art. 2909 c.c.). Il giudicato formale si ha quando una sentenza o un provvedimento decisorio su di un diritto non è più soggetto alle impugnazioni ordinarie, quindi non può più essere modificato dal giudice superiore, né, tantomeno, dal giudice che lo ha emesso. L'art. 324 non distingue tra i vari tipi di sentenze (definitive e non definitive) e non parla di provvedimenti diversi dalla sentenza. I cosiddetti provvedimenti decisori sommari (decreto ingiuntivo; ordinanza di convalida di fratto) sono mediatamente soggetti alle impugnazioni ordinarie: quando ci si oppone ad esse si deve compiere tutto l'iter procedimentale ordinario, inclusa la fase delle impugnazioni. In caso di mancata opposizione, tuttavia, il provvedimento passa immediatamente in giudicato, perché l'ingiunto o il convenuto con il suo atteggiamento passivo rinuncia alla cognizione ordinaria. Un altro provvedimento, l'ordinanza che chiude il procedimento sommario di cognizione, per espressa disposizione normativa è soggetta ad appello e se non impugnato passa in giudicato (art. 702 quater c.p.c.). Il giudicato sostanziale riguarda gli effetti che il provvedimento ...
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